Siamo tutti sotto controllo marketing
Avete mai fatto caso che riceviamo quotidianamente mail con proposte d’acquisto di prodotti e servizi che potrebbero davvero interessarci?
Nulla è casuale, ma tutto è programmato per diminuire il valore d’acquisto del nostro portafoglio, in base ad un target di pubblico prestabilito.
Ogni volta che interagiamo in internet alla ricerca di un’informazione circa un nostro progetto o un nostro desiderio, inconsapevolmente rientriamo nel mirino del marketing delle ditte internazionali.
E siamo di conseguenza bombardati da vendite di scarpe, borse, gioielli, auto, vestiti, libri, smart tv, cellulari, orologi,… e chi più ne ha, più ne metta.
C’è una memoria globale di Intelligenza Artificiale (IA) che simula l’intelligenza e la creatività umana migliorandole in efficienza, e ci cataloga come cervelli automatizzati indirizzati a varie opportunità specifiche d’acquisto di beni e servizi.
Ma non solo, IA ci suggerisce molteplici risposte ad ogni nostro quesito nel motore di ricerca Google, in base ad articoli inerenti già pubblicati e a ricerche precedenti alla nostra.
Il bombardamento mediatico delle mail che ci arrivano quindi, non è necessariamente legato al nostro consenso esplicito di ricevere newsletter, da una o altra ditta presenti nel web.
La scelta oculata a priori delle mail che riceviamo quindi nella nostra casella elettronica, si basa soprattutto da nostre ricerche di approfondimento che sono state catalogate e computerizzate in modo tale da indurci a spendere denaro.
Si potrebbe quindi dirottare tutta la pubblicità mail in casella spam, ma il problema non è risolto, perché acquistare per noi è basilare, non solo per beni e servizi di prima necessità, ma perché ci rende apparentemente migliori e ci appaga l’ego, avere ad esempio in casa un nuovo gioiello di marca o viaggiare con un’automobile di lusso fiammante.
Il tutto è amplificato perché acquistare tramite internet è diventato sempre più imperante e conveniente. Si risparmia tempo perché occorre solo un click ed una carta di credito o prepagata o Paypal per sicurezza. Si risparmiano Benzina o Diesel per raggiungere i negozi fisici in auto o biglietti di treno o corriera, od addirittura di aereo, per prodotti venduti al di fuori della nostra nazione. Si risparmia denaro aderendo a promozioni convenienti per quantitativi superiori, e per abbattimento spese delle sedi delle aziende.
É decretata la sempre più inesorabile chiusura dei piccoli negozi sotto casa, anche per l’imperante proliferazione dei centri commerciali. É accertata quindi la dislocazione dei negozi, da fisici con servizio alla clientela tramite dipendenti, a quasi o completamente solo in negozi multimediali on line con servizio telefonico d’assistenza, via whatsapp e con mail: hanno siti web con loghi moderni, menu a tendina, testi esaurienti, immagini all’avanguardia accattivanti in slideshows, e-commercecon in elenco tutti i prodotti catalogati e visibili in un solo click.
Un modo per bloccare questo procedimento di marketing, sarebbe quello di navigare in incognito, ma non abbiamo scampo perché esistono i social network.
L’imprenditore informatico Mark Zuckerberg è stato tenace e lungimirante per la creazione di “Facebook”. (Film “The social network” 2010 diretto da David Fincher).
Forse noi non ricordiamo più cosa abbiamo scritto il 25 agosto alle 17:30 in Instagram o Facebook o Twitter o Tiktok… ma all’archivio del sistema di memoria artificiale del web non sfugge nulla.
Il problema è ancor più grave e burocratico per i vip o gente comune, che desiderano cancellare dalla memoria del web un fattaccio o un vilipendio: tutto rimane indelebile nel web anche i siti web cancellati in “web machine” con archivio html pagine.
L’accortezza utile da seguire, è sempre indirizzata ad una censura oculata per tutela della privacy, evitando di pubblicare nei social network, qualsiasi contenuto privato e ciò che può ritorcersi contro di noi, come dichiarazioni assolutiste, contro persone pubbliche o private, partiti politici, ideologie religiose, etnie, tendenze sessuali, animali,…
È anche noto che le ditte che reclutano personale dipendente, danno sempre un’occhiata ai profili social dei candidati, i quali devono essere sempre rispettosi verso il prossimo con comportamento serio ed educato, utile per comprendere la propensione ad una futura attendibilità lavorativa.
Un altro modo per bloccare questo accerchiamento mediatico che ci cataloga pensieri ed emozioni pro vendite, sarebbe annullare di blocco tutti i nostri profili social “gratuiti”. (Gratis per spiarci).
Ma riuscireste a vivere senza scrivere un‘opinione o controbattere i pensieri altrui o sbirciare sul gossip del giorno?
Come resistere a non vedere più il vicino di casa, che sembra una persona normale dal vivo, mentre nel web si scatena con il proprio intimo?
Credo proprio di no, perché ormai è uno “status quo” esistere nel web e guardare cosa fanno gli altri, e taluni per vendicarsi o delinquere purtroppo senza controllo immediato di censura.
Nei social network quindi, ognuno appare col meglio o il peggio di sé: chi sfoggia il proprio look di vestiario, o “trucco e parrucco”, o i muscoli da palestra, o i piatti di cucina, o imprese sportive, o vittorie artistiche, o semplicemente si indigna o si commuove con il fatto del giorno.
Siamo tutti affetti da sempre da sindrome del “Grande fratello” Mediaset, forse perché c’è sempre un desiderio represso che ci fa essere invidiosi di ciò che non si ha (programma televisivo lanciato nel 2000 da Canale 5, ma di matrice olandese con “Big Brother” di John De Mol).
Si è passati dalla persiana socchiusa delle nostre nonne e bisnonne, origliante verso la panchina o il muretto pieno di gioventù, ai social network in cui tutti spiano tutti, e le ditte in primo piano verso il target di possibile pubblico acquirente.
Ecco il motivo perché i social network sono gratuiti d’iscrizione, ma puoi pagare per non vedere la pubblicità: sono più corretti della televisione in cui siamo obbligati a vedere più volte pubblicità in attesa della fine di un film, dato che cambiare canale ce la farebbe perdere, o indurre ad acquistare abbonamenti o film senza pubblicità. Il fine è comunque lo stesso: farci spendere.
Anche i video in YouTube o in streaming hanno sempre una pubblicità a cui siamo obbligati in visione, in attesa di ciò che abbiamo richiesto: se ci “clickiamo” sopra per fermarla, veniamo dirottati nel sito web in campagna promozionale vendite.
Anche le testate giornalistiche, blog e gossip, hanno tutte Ads (fissi o a tendina chiudibile) nei propri siti web con pubblicità per vendere qualsiasi cosa: una vendita di massa sproporzionata rispetto al pubblico pagante, ma per vendere deve strafare e lanciare più briciole di pane possibili, in un mare di pesciolini affamati e confusi.
Anche il consenso alla privacy, che diamo o meno, in visione dei siti web, testimonia che i cookiesche riceviamo inconsapevolmente in navigazione, si installano provvisoriamente abbinati al browser utilizzato, e servono per un monitoraggio delle informazioni della potenziale clientela.
La pubblicità è l’anima del commercio, (cit. Henry Ford) dobbiamo farcene una ragione!
Riusciremo a star fuori definitivamente dai social network? Non ancora, perché i social mediasono diventati un “modus operandi” per fare marketing, ovvero vendere qualsiasi cosa: idee, prodotti, servizi.
Inoltre i giovani, meno oculati sul risparmio del denaro, sono presi di mira anche di più degli adulti, dato che tutto si crea per essere commerciale e virale.
Dalla musica all’hamburger, tutto è appetibile per durare quanto basta per essere comprato, goduto e ricomprato.
É un’estasi effimera e continua a consumazione loop, fidelizzando la clientela con dipendenza psicologica, con i prodotti in vetrina in belle confezioni colorate e a basso costo.
L’imprenditore Ray Kroc fu uno spietato pioniere del marketing con la commercializzazione globale dei fast food “Mac Donald’s” (film “The founder” 2016 diretto da John Lee Hancock).
Ma non basta un bel logo, un bel colore o un basso prezzo commerciale, per vendere, ci vuole anche qualità ad un prezzo superiore ma contenuto, con il nostro beniamino vip in calce, con delle firme più rinomate a livello mondiale.
John Paul Vincent Vaccaro, Sonny Vaccaro dirigente esemplare del marketing sportivo, fu l’asso vincente della Nike (film “Air” la storia del grande salto 2023 diretto da Ben Affleck).
Ebbene sì, siamo affetti da mister consumismo ormai fin dal dopoguerra e non riusciamo ad esserne immuni.
Ricordiamo in molti, fra i veterani dei boomer (1946-1964) e della generazione x (1965-1979), il più accattivante modello di marketing che ha fatto da apripista a tutti i successivi più evoluti: il Carosello(prodotto televisivo dalla Rai esordito al canale unico Rai TV nel 1957).
Il Carosello infatti ci proponeva prodotti di grande consumo quotidiano, affiancati da una regia d’élite che elaborava dei cortometraggi divertenti con attori e modelle in voga in quel contesto storico, nonché con cartoni animati famosi e amati da grandi e piccini.
Chi è riuscito ad astenersi dal consumismo più compulsivo, è andato a vivere in un monastero da religioso (per scelta di vocazione in piena povertà), o in un bosco da eremita (senza luce elettrica ed altre comodità), o in comunità specifiche religiose come gli “Amish” (che non utilizzano l’elettricità e tutto ciò che la utilizza di conseguenza) o laiche come i “Figli dei fiori” (nella natura libera in contestazione al sistema di censura, consumismo e politica degli adulti).
Tutta l’altra massa di persone si è piegata a questo business americanizzato che ci propina tutorialper ogni categoria, prodotto e servizio, di cui necessitiamo veramente per istruirci, o che pensiamo di averne impellente bisogno.
Ma veramente abbiamo bisogno di spendere tutti i giorni?
Assolutamente no, basta redigere mensilmente un planner con le spese di prima necessità (cibo vestiario luce acqua) e le tasse dovute (immondizia fogne sul reddito e proprietà), nonché entrate: ci renderemo conto che ci avanza poco da spendere di superfluo.
Ed a questo punto, a mercato saturo dal boom economico passato, in piena crisi economica che limita il potere d’acquisto degli stipendi medi (non equiparati al costo della vita), i ben pensanti hanno inventato la carta di credito, con la quale è facile spendere quello che non si ha, ipotecando il futuro d’interessi. Siamo entrati così nel meccanismo di lavorare fino alla fine dei nostri giorni, e far guadagnare le banche per ogni acquisto documentato.
Ecco qui gli enti come ad esempio le poste, che hanno ideato la cessione del quinto, per indebitare anche i pensionati, per avere di più e subito ad “interesse salato” o per se stessi o per i propri familiari, diminuendo la quota di pensione mensile con una rata ricorrente del costo del prestito.
Ma questo non bastava, dato che con l’invenzione della lotteria degli scontrini, siamo invogliati a spendere di più con le carte di credito o prepagate, in negozi fisici, per acquisire più biglietti per rientrare nell’auspicabile cerchia dei vincitori delle estrazioni settimanali, di appetibili decine e centinaia di migliaia di euro.
Ma a bloccare il consumismo come si fa? Semplice, aggiustando le cose rotte come facevano i nostri genitori, nonni e bisnonni, con toppe, cuciture, cambi di meccanismi e materiali: c’è un business alternativo per questo mercato collaterale di minoranza, ma un iPhone deve essere cambiato dopo circa un quinquennio per essere efficiente, funzionale ed aggiornato di sistema (idemsmart tv e decoder), dato che la tecnologia non di arresta mai con innovazioni.
In conclusione, è inevitabile far parte del marketing globale, a meno che non succeda un cataclisma che annienti la luce elettrica vietando la ricarica di cellulari tablet e laptop, nonché la connessione di computer fissi, televisioni e radio, sia fisiche che via web. Il mondo cadrebbe in un isolamento globale, dannoso per ogni attività commerciale a fine di lucro, come anche le Banche, ma anche per il funzionamento basilare di una casa moderna.
Abbiamo quindi oggetti che imperano in tutte le famiglie e negozi, basilari per il vivere quotidiano, dipendenti dalla corrente elettrica purtroppo, come le automobili elettriche che da qualche anno stanno entrando nel nostro vivere quotidiano con prezzi e promozioni più accessibili ad ogni tasca.
Fu grande modello tra gli artefici delle innovazioni digitali, Steven Paul Jobs imprenditore e fondatore della Apple Inc (film “Jobs” del 2013 diretto da Joshua Michael Stern).
Andiamo già in confusione ansiosa se si blocca Facebook od Instagram per qualche ora, (soprattutto i negozi, e gli alberghi per registratore di cassa archivio e prenotazioni a computer…), figuriamoci ripiombare nel secolo 1600 come si sono attivati umilmente con i paraocchi gli Amish.
Ritorneremmo però a soddisfare la nostra mania e moda di comprare, nei negozi sotto casa, con una amplificazione del lavoro delle Tipografie che farebbero più business per volantini e manifesti stampati, nonché giornali in carta stampata, i quali riprenderebbero la diffusione capillare nelle edicole, come nelle librerie per i libri cartacei.
Sarebbe comunque un business anche per le farmacie per non farci impazzire con sindrome d’ipocondria causata da astensione da internet e social network: le case farmaceutiche potrebbero creare un nuovo farmaco da venderci dal titolo “nosocial” o “noweb”.
Anche il ritorno all’utilizzo del carbone e della legna per scaldarci e cucinare, farebbe proliferare tale mercato.
Ritornare al passato, per tanti ragazzi è diventato un nuovo stile di vita: abbandonano il posto fisso d’impiego frenetico in città, per andare a vivere in centri rurali, e coltivare la terra ed allevare animali da cortile, in salute armonica e distensiva con il creato. É un buon esempio di genesi delle nuove generazioni, in contesti più salutari, come in passato, a stretto contatto con la natura.
Un passo indietro al progresso ci porterebbe più occupazione lavorativa, che il progresso e l’intelligenza artificiale hanno carpito e rubato alla società soprattutto in questo ultimo ventennio.
Conoscendo la malattia del consumismo sfrenato che ci affligge dal XX secolo a seguire, possiamo tutelarci con un detto dei nostri avi “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” (non contare su ciò che non hai già ottenuto, in questo caso il denaro) “Quattrino risparmiato, due volte guadagnato” (non si sbaglia mai a risparmiare denaro per il futuro, a spendere invece si).
Simona Bellone
Artist – Art & Press Editor – History Keeper
Pres. Ass.ne culturale caarteiv
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Millesimo (SV)