Liala e Centurione

Liala e l’amore per l’aviatore Vittorio Centurione Scotto tra le Fake News della Storia 

Liala e Centurione
Sono sempre più pullulanti le fake news “false notizie” nel mondo, che ormai non siamo più certi di nulla. La storia mondiale ha avuto corsi e ricorsi storici, di proliferazione di fatti senza fondamento. Sono così in revisione molti falsi miti e leggende, diffusi per fini politici, o territoriali, o lucrativi, o ideologici, o religiosi, o per errori di trascrizione, o per invidia, o per vendette, o per fama letteraria.

Certamente fra le notizie false più storiche, non poteva mancare la Regina delle storie romanzateinventate: Liala. La scrittrice lombarda Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi, (Carate Urio CO 31/03/1897 – Varese 15/04/1995), scrisse 82 romanzi rosa di successo mondiale, con oltre 10 milioni di copie vendute. Cavalcò l’onda del mito della Divisa, della Nobiltà e del Principe azzurro, molto in voga fra le donzelle dell’epoca, sognanti in cerca di marito.

Il lieto fine delle sue novelle era in contrapposizione alla sua vera vita privata. Per analizzare il suo profilo psicologico occorre citare che il padre morì quando Liala aveva solo 2 anni, quindi il suo matrimonio con Pompeo Cambiasi (1880-1965) ufficiale di marina, tenente di vascello, più vecchio di lei di 17 anni, appagava la sua mancanza paterna, ma fu voluto dalla madre per “sistemarsi” dato che apparteneva ad una famiglia benestante. La cerimonia si svolse a Como nel Duomo il 26/11/1919. Si trovò quindi a 22 anni prigioniera in un matrimonio problematico a Moneglia (GE), ma ben presto se ne andò portando via con sé le sue due figlie, ritornando in Lombardia: Primavera (1924-2021) e Serenella (1929-2014).

La prima notizia dubbia della sua vita, era la falsa nobiltà del marito: il suocero Pompeo Cambiasi (1840-1908) era commendatore (non nobile marchese), come confermato da riviste e testate giornaliste. Era così forte il desiderio della nobiltà in Liala, che l’ha sempre agognata invano. Del figlio, suo marito, da usi e costumi “marinareschi” libertini, se ne persero le tracce (Liala voleva divorziare per sposare l’aviatore Pietro Sordi, ma di lui non si trovò notizia per molti decenni): non fu comunque mai fregiato di tale titolo nobiliare dai Savoia per nessun merito. L’unica nota certificata, è che da giovane Pompeo Cambiasi fu consigliere del Comune di Bizozzero dal 1908 al 1913, prima di sposare Amalia. Invece il padre, suo suocero omonimo, fu presidente della delegazione dei palchisti della Scala di Milano, per il quale pubblicò opere di studi, come anche per il teatro sociale di Varese. Fu Sindaco di Bizzozero (VA), Consigliere del Comune di Varese, della provincia di Como e del Comune di Milano e Deputato del Regno, donatore e presidente onorario del Mutuo Soccorso.

Liala e Pietro Sordi

Liala e Pietro Sordi a Milano – 1942

La propria fortuna letteraria, Liala la deve esclusivamente all’aviatore Pietro Sordi (Gragnola MS 19/11/1894 – Aulla MS 26/09/1970) conosciuto nel 1930 tramite un articolo scritto dal Corriere della Sera (22/05/1930) in cui l’aviatore toscano fu il primo pilota dell’idrovolante all’inaugurazione dell’Idroscalo alle porte di Milano. Liala volle conoscerlo affascinata dal mondo dell’aviazione: fu amore a prima vista: presto iniziò la loro convivenza sino al 1948. Più volte sui giornali d’epoca lasciò trapelare che era il vero marito, anche nella corrispondenza e cartoline si firmava Sordi, nonché molti contratti con le case editrici, li firmò anche Pietro Sordi in quel periodo.

Sordi già pluripremiato, purtroppo perse la possibilità di far carriera militare in aeronautica nel 1932, appunto perché conviveva con Liala, ormai nota alle cronache per il primo libro d’aviazione di successo Mondadori del 1931. Sordi Conviveva con una donna sposata con altro uomo, da cui era separata (non esisteva il divorzio all’epoca in Italia), e con due figlie a carico (non di Sordi), dapprima a Como ed in seguito a Milano. Tale situazione sentimentale ambigua non era concessa ad un Ufficiale. (Gente 27/06/2002 n. 26). (Roberto Cappuccio autore “L’aviatore dagli occhi d’oro” ETS 1998).

L’aviatore dagli occhi d’oro - Roberto Cappuccio

Le memorie di Roberto Cappuccio su Pietro Sordi, furono osteggiate dalle figlie di Liala, collaboratrici ed archiviste della madre, disposte a pagare perché non pubblicasse con case editrici rinomate circa 18 anni di convivenza tra Liala e Sordi, con Bompiani. Sotto querela di avvocato, fu costretto a pubblicarlo in proprio con ETS di Pisa, e a distribuirlo quasi clandestinamente. Carta canta comunque, le fake news prima o poi vengono smascherate.

In effetti Liala cercò di divorziare da Pompei Cambiasi, ed essendo che non poteva rintracciarlo, tentò di farsi aiutare da Arnoldo Mondadori, perché il matrimonio fosse annullato dalla Sacra Rota. (2 Lettere di Liala 7/1938).

Tentò di divorziare invano per sposare Sordi, (non come disse ai giornali dopo la II guerra mondiale che il divorzio era per Centurione prima del 1926). All’epoca Pompeo Cambiasi era rintracciabile visto che Liala si è ricongiunta con lui e partorì la secondogenita Cambiasi nel 1929.

Le figlie erano troppo piccole per testimoniare la sua vita sentimentale, raccontavano solo ciò che la madre ripeteva alla stampa. Possibile che Liala lasciò Cambiasi per Pietro Sordi solo nel 1930, anche perché Cambiasi si dava alla bella vita, ed era latitante come marito. (Da dichiarazioni di Liala).

Se la prima figlia assomiglia a Cambiasi, la seconda invece a Sordi, ma sorvoliamo su questo gossip postumo, dato che il mancato divorzio da Cambiasi fu la causa della sua infelicità. (Gente 27/06/2002 n. 26). Erano due anime diverse, lei molto chic fantasiosa ed indipendente, lui molto pratico e più semplice.

Forse con il matrimonio tra Liala e Sordi, la storia sarebbe andata diversamente. Ironia della sorte, senza divorzio, Cambiasi la lasciò vedova solo nel 1965, ma Sordi morì nel 1970: avrebbe potuto legalizzare la sua unione comunque solo per 5 anni, (se non fosse stata interrotta nel 1948). (Lettera di Liala alla famiglia Sordi I8/11/1948).

Signorsì - Liala

Il primo libro di successo di Liala fu Signorsì pubblicato da Mondadori nel 1931, e si può dire scritto a quattro mani con il convivente Pietro Sordi, per le nozioni tecniche di aeronautica, come del resto per tutti gli altri libri successivi di tale argomento militare. Prima aveva avuto una modesta notorietà scrivendo per la rivista “Caffaro” di Genova.

Resta un dubbio come abbia fatto a scrivere 82 romanzi rosa, in 55 anni di carriera, dedicando alla scrittura solo un giorno a settimana, il mercoledì: vezzo civettuolo o fake news letteraria? 

Pare un po’ assurdo che una scrittrice che scriva solo 1 volta a settimana, 4 giorni al mese, 48 giorni all’anno, 2640 giorni in 55 anni, di cui 32 giorni dilazionati nel tempo di scrittura a libro, per circa 8 ore di lavoro solo di mercoledì. Come ha potuto sfornare un romanzo rosa di successo circa ogni anno? Non ha scritto libri storici, solo semplici novelle inventate, ma comunque la narrazione va curata in un determinato tempo continuativo, non a cadenza saltuaria settimanale.

Un libro ha bisogno di una stesura continua, ragionata, corretta, controllata, approfondita, quindi non basta un giorno a settimana per scriverlo bene e replicare ogni anno il successo.

Gabriele D’Annunzio dedica a Liala
La conoscenza di Gabriele D’Annunzio (Pescara 12/03/1863 – Gardone Riviera 01/03/1938), la deve proprio alla notorietà del suo primo libro, come testimonia il ritratto del Vate datato 13 febbraio 1931 (Santa Fosca). Vi è in calce per dedica la scritta “A Liala Cambiasi Negretti compagna d’ali e d’insolenza. Un regalo autografato ed incorniciato, appunto del poeta, dove si nota dalla frase descrittiva, D’Annunzio già lettore del suo romanzo rosa: Liala fu molto audace per l’epoca nel descrivere discussioni amorose, di donne indipendenti.

Non sarebbe stata ricevuta prima dal Vate, come semplice scrittrice in erba, essendo Liala di minuta corporatura, semplice, (non statuaria da Miss Italia).

Liala

Anche il fatto che sia stato D’Annunzio a suggerirle il nome d’arte Liala, pare una fake news, dato che già sul primo libro del 1931 si era fatta fare la dedica con il nome d’arte Liala. Anche il famoso “non detto” dannunziano “Ti chiamerò Liala perché ci sia sempre un’ala nel tuo nome.” ricalca lo stile di lettura monarchico di Liala.

Sembra quindi che lo abbia elaborato lei il proprio nome d’arte, data la sua fervida fantasia prima del ‘30, o forse suggerito proprio da Pietro Sordi, co-autore del suo primo successo “Signorsì”.

Inoltre potrebbe essere stata anche la Mondadori a suggerire a Liala di coniare un nome d’arte, quale marchio per i racconti rosa sull’aeronautica. Se vero, è stata una mossa pubblicitaria molto azzeccata da Liana (ottimale per avventure nella giungla), passare a Liala (per novelle d’aviazione).

Quel quadro fu l’unico autografo dannunziano presentato alla stampa, come anche esposto accanto alla sua scrivania in ritratti fotografici resi pubblici. Se ne avesse avuti altri, certamente li avrebbe fatti vedere al pubblico. (Inequivocabile che fosse venerdì 13 febbraio del 1931 dato il calendario perpetuo, anche se la cornice copre l’anno).

Un altro particolare è la spilla con un occhio con le ali, che Liala attribuisce ad un premio di velocità per competizioni militari con gli idrovolanti: non trova fondamento. Oltretutto D’Annunzio creò questa spilla da donare alle persone più care, raffigurante il proprio occhio perduto in un incidente d’atterraggio aereo nel 2016, (per una ferita alla tempia trascurata). D’Annunzio regalava tale spilla con la dicitura “l’orbo veggente”.

Mussolini non autorizzò nessun premio a tale titolo militare sportivo: l’anello aquilino disegnato da Renato Brozzi forgiato da Buccellati, ideato da Gabriele D’Annunzio per i 500 km orari delle corse d’aviazione, resta non ufficializzato. (cit. MyMilitaria).

Dunque in possibile cimelio per Centurione, sarebbe stato un anello e non una spilla come inventato da Liala.

Anche D’Annunzio, morto nel 1938, non avrebbe potuto smentire le fantasie di Liala in merito fake news date in pasto alla stampa.

Liala dichiarò che D’Annunzio le regalò “l’occhio dell’aviatore”, la spilla ferma cravatte che spettava a Centurione, aviatore tra i più meritevoli: creata da Mario Buccellati, intarsiata di perline con un piccolo zaffiro, occhio nel mezzo. Trattasi quindi di sua invenzione, anche se il Vate si serviva di Buccellati per far realizzare opere per amici.

Possibile che Liala abbia acquistato la spilla l’orbo veggente direttamente da Buccellati o la ebbe da terze persone amiche del Vate, dato che non era un oggetto unico.

Fece leva sul fatto che Carlo, il padre di Centurione Scotto, partecipò all’impresa di Fiume con D’Annunzio, e con il figlio Vittorio alla I guerra mondiale (come da foto dell’album di famiglia che visionò a Millesimo solo a fine anni ‘40).

La figlia Primavera Cambiasi regalò questa spilla fermacravatta de “l’occhio dell’aviatore” di Vittorio Centurione Scotto al Generale Crespi, durante i festeggiamenti dei 50 anni dell’Arma di Varese, con le controspalline della divisa di Centurione, con le tre stellette, l’aquila e la corona. (Da sue dichiarazioni alla stampa).

Questi cimeli, forse comprati dal mercatino dell’usato militare, di altro reduce, (lei non aveva problemi di soldi, ricca e famosa com’era), non le furono certo regalati dai Centurione Scotto dell’epoca, e neanche li ricevette da anziana da suoi eredi.

Da verificare anche, che siano stati reperti degli anni ‘20 e non degli anni ‘30, avuti invece in regalo dall’aviatore Pietro Sordi suo ex convivente, come successo per il modello idrovolante del 1930.

Comunque perché darli all’aeronautica invece di donarli per un museo, come le figlie di Liala hanno fatto per gli scritti della madre al Comune di Varese? (Fondo Liala).

Perché era più scenografico e commovente, che un generale baciasse la scatolina con le reliquie, piuttosto che prendessero polvere sugli scaffali di una biblioteca.

La sua cura per il sogno idilliaco, la portava a ricamare la propria vita che non le piaceva.

Perché Liala non ha lasciato nulla di Centurione ai posteri? 

Semplicemente perché non erano oggetti autentici di Centurione anni ‘20.

Se si devono raccontare delle fake news è meglio esagerare e confondere le acque.

Famiglia Sordi Negretti
Pietro Sordi (a destra) con Liala e le figlie Primavera (a sinistra) ed accanto Serenella.

I romanzi rosa sull’aeronautica citano la vita familiare della famiglia Sordi, compreso il fratello Vittorio Sordi che morì durante la I Guerra mondiale, (combinazione Vittorio anche lui), mentre gli unici libri che narrano alcuni dettagli su Vittorio Centurione Scotto sono solo tre: “Ombre di fiori sul mio cammino” (Valsecchi 1950), “Voci dal mio passato” (Valsecchi 1949), “Diario Vagabondo” (Sonzogno 1977).

Le dichiarazioni che incominciò a scriverli 20 anni prima, rimangono affermazioni senza documentazione provata. Essendo “voci” una signora che raccontò favole al mondo per tutta la vita, chi la crede più? E lei stessa ad un certo punto, forse non riuscì più a separare la fantasia dalla realtà. Il gioco era troppo affascinante, migliore della sua vita reale.

Quindi Liala si mise a scrivere su Centurione solo dopo aver ultimato la sua relazione con l’aviatore Pietro Sordi. 

È da sottolineare che Sordi e Centurione si conoscevano bene come colleghi, lo testimoniano due foto del 1919, scattate a Sesto Calende (VA) e a Porto Corsini (RA). Volarono anche insieme in quel periodo, ma non ci sono foto successive, quindi non erano più nella stessa squadriglia, e non avevano più contatti per frequentarsi i due aviatori con Liala (disse che conobbe Centurione già nel 1925).

Il quel periodo Liala avrebbe potuto conoscere anche Sordi oltre che Centurione, e formare un trio: non successe mai perché era una fake news questo amore immaginario per il nobile ligure in divisa. Sordi conobbe Liala sono nel 1930. (Testimonianza della famiglia Sordi). Molto probabilmente Liala seppe della sua esistenza dai giornali circa la sua morte, o da ricordi di Pietro Sordi.

La famiglia di Vittorio Centurione Scotto - Marchesi e Principi al Castello Centurione di Millesimo SV

“La famiglia di Vittorio Centurione Scotto – Marchesi e Principi al Castello Centurione di Millesimo (SV)”  di Simona Bellone – caarteiv 2018

https://www.ebay.it/itm/1-Libro-Storia-18-Famiglia-Vittorio-Centurione-Scotto-MarchesiPrincipi-Castello/173761861085

Infatti Liala venne certamente a Millesimo (SV), circa nel 1948, come testimoniano millesimesi, soprattutto per attingere notizie in paese, circa l’aviatore perito nel lago di Varese, del quale le parlò anche Sordi con dettagli aeronautici, oltre che la stampa dell’epoca quale La Cronaca prealpina di Varese.

Liala aveva bisogno di altro materiale letterario, altre esperienze e testimonianze, per continuare la sua carriera letteraria in fase di arresto. Pietro Sordi non era più in casa con lei ad aiutarla con nozioni d’aeronautica.

Vittorio Centurione Scotto fu per Liala una fonte di guadagno, perché alle donne piacciono le storie d’amore disperate, soprattutto se nobili e in divisa. 

Guardando l’altra faccia della medaglia, fu forse anche una vendetta femminile capricciosa ed inconscia.

Sordi, la nostra storia è finita dopo 18 anni? Mi hai fatto soffrire, allora ti cancello dalla memoria sulla faccia della terra”: Liala omesse sempre al pubblico la convivenza con Sordi solo dagli anni ‘50 in poi, prima invece le faceva comodo citarlo come “marito” anche in lettere private, sui giornali e presso le case editrici.

Ma arrivò Roberto Cappuccio ad insidiare il suo roseo ecosistema letterario. 

Strano che non cercò più nessuna relazione sentimentale stabile dopo il 1948, impaziente com’era d’amare: tutto è celato nelle memorie della famiglia Cambiasi, nessun gossip sui giornali, solo i suoi romanzi rosa. Le bastavano il passato e la sua fantasia, oltre alle devote figlie naturalmente. Spesso, chi ha un successo così mondiale, è velato di solitudine, come faccia dell’altra medaglia.

Monastero S.Stefano Castello Centurione Millesimo

Liala venne a visionare il Monastero S.Stefano ex Castello Centurione Scotto, ormai acquistato dalla famiglia Bruno, i cui eredi conobbero solo da bambini l’avvocato marchese principe Carlo Centurione Scotto nel 1939, quando l’edificio e tutte le loro proprietà andarono all’asta, per vendetta della milizia fascista che lo fece deporre da Podestà di Millesimo (SV) (1928-1929): rifiutò la tessera fascista quale monarchico liberale.

Liala ebbe la fortuna che gli album di famiglia fossero ancora conservati a Millesimo presso un cugino della II Marchesa, Teresa Calleri, la sarta del famiglia Centurione Scotto. (Anche qui la loro unione fece soffrire la I marchesa Luisa, ma questa è un’altra storia.) Sarebbe stata ardua l’impresa di raggiungere gli eredi del secondogenito, residenti invece in quel di Mezzana di Pisa. Liala si risparmiò questo viaggio e forse anche un rifiuto netto, dato che circolava la voce fra i Centurione Scotto che lei portasse sfortuna (illusi dal suo idilliaco amore sfortunato).

Ebbe modo di conoscere anche due uomini millesimesi con i quali ebbe due flirt, ma solo mirati a carpire notizie utili per i suoi futuri libri rosa. Erano il cugino della II marchesa che conservava le foto Centurione Scotto, ed un altro loquace e piacente signore presso un bar.

L’unica millesimese che nei primi anni ‘20 aveva solo circa 6 anni, fu contattata per farsi riconoscere, con suggestione di parlare con una scrittrice famosa, vent’anni dopo. Fu incaricata di portare dei fiori da Vittorio venticinquenne ad una giovane ragazza in gita a Millesimo presso un albergo, quando Liala aveva circa 28 anni. A distanza di oltre 20 anni, una bambina così piccola non avrebbe potuto riconoscere Liala invecchiata a 51 anni compiuti: la sua testimonianza, suggestionata dal mito di Liala, non fu attendibile.

Invece, la II marchesa e principessa Teresa Calleri (1905-1987) e avvocato marchese e principe Carlo Centurione Scotto ormai malato nell’ultimo decennio della sua vita (1877-1958), ex deputato alla Camera (1909-1919), cavallerizzo pittore e scultore, sposatisi nel 1942 a Millesimo, vivevano ad Alassio (SV). Teresa era affascinata dalla nobiltà come Liala, che invece non riuscì a diventare nobile, (solo nei suoi romanzi).

Giuseppe Cesare Abba

Cairo Montenotte (SV) vanta un busto di Giuseppe Cesare Abba presso la Società operaia di Mutuo Soccorso inaugurato nel 1934: fu scolpito nel 1910 da Carlo Centurione Scotto. (Corriere della sera 23/7/1934).

Giacomo (1906-1997), il fratello di Vittorio, detto Mino, viveva a Milano con la 1ª moglie Eugenia Centurione sposata nel 1936, ed in seguito a Genova con la 2ª Vittoria Lombardi convivente (sposata in tarda età nel 1985). Il principe Giacomo dimora nella cappella San Giacomo a Genova Borzoli, fra due principesse dunque. Mentre i marchesi, madre Luisa ed il fratello Vittorio, non hanno ereditato il principato, perché deceduti prima del 1942, anno in cui ereditò il titolo nobiliare il padre Carlo e il secondogenito Giacomo.

Liala non ha mai esibito foto insieme a Centurione o alla sua famiglia, tranne alcuni duplicati dell’album di famiglia conservato a Millesimo, con Centurione da solo o con familiari e colleghi, per i fan.

Nessun adulto ormai avrebbe potuto testimoniare fatti accaduti negli anni ‘20, ma solo tramandare quanto riportato a voce dai genitori e dai nonni: una leggenda millesimese. 

Nessuno ha mai sentito parlare di una certa Amalia Negretti Odescalchi a Millesimo, non gradita dai marchesi (all’epoca non era ancora famosa come Liala, ma era Amalia, una semplice ragazza del popolo). Eppure vi sono stati molti testimoni assidui frequentatori benestanti del Castello, mentre altri erano mezzadri, cuochi, camerieri, donne di pulizie, fattore e stalliere, dama di compagnia, balia e loro eredi: nessuno ha mai accennato a questa ragazza Amalia, ma solo alla trisnipote del Re, (fidanzati nel 1924).

Luisa Cattaneo di Belforte

La I marchesa Luisa Cattaneo di Belforte, (1881-1939) morì di crepacuore a 58 anni, provata per la perdita del primogenito nel 1926 e per le proprietà del marito vendute all’asta nel 1939. Lei avrebbe sicuramente smentito Liala, se fosse spuntata dal nulla dichiarandosi amante del caro primogenito Vittorio. Liala la descriveva freddamente “vecchia”, guardando le sue tristi foto anni ‘30, ma da giovane Luisa era molto più bella ed affascinante di Liala. (1899 Viaggio di nozze in varie cittadine Europee).

Anzi, un altra fake news che girò per molto tempo fra le massaie d’Italia, fu una foto della marchesa Luisa Cattaneo Di Belforte Centurione Scotto, appoggiata ad una ala di un idrovolante Cant 6 ter nel 1925: tutti dagli anni ‘60 circa, dicevano che era Liala, non ricordando più le fattezze di Luisa da giovane, ormai deceduta. Liala non fece nulla per smentire queste voci: le faceva comodo una foto anni ‘20 sua, se pur finta, su un idrovolante. Quell’anno partirono in idrovolante da Genova, Vittorio Centurione Scotto con i suoi genitori e tecnici: fece un ammaraggio di fortuna salvando l’equipaggio a Manfredonia (FG).

La marchesa Luisa aveva sposato per matrimonio combinato il 18/04/1899 il marchese Carlo Centurione Scotto: un marito infedele ed assente, per concorsi ippici, politica, gioco d’azzardo.

Anche il malato marchese e principe Carlo Centurione Scotto e la II marchesa Teresa Calleri, bisognosi di soldi all’epoca, (dato che lui rifiutò la pensione da parlamentare e vivevano con il lavoro di sarta di lei), non avrebbero potuto esserle d’aiuto, anzi avrebbero testimoniato contro.

Chissà se ci sia stato un accordo monetario per tacere, o un divieto di pubblicare notizie private di famiglia.

Comunque Liala rese pubblica lo stesso la “tresca inventata”, sotto forma di romanzi.

Soprattutto il marchese Carlo frequentava il figlio circa le sue imprese aeronautiche, in quel di Varese, (ritratti in varie foto insieme), e poteva conoscere bene le imprese amorose del figlio. Invece Giacomo, più giovane di 6 anni, non poteva frequentare il fratello in Lombardia essendo ancora minorenne (maggiore età a 21 anni all’epoca): viveva a Millesimo al Castello con la famiglia dedito allo sport in vari campi.

Forse li ha contattati in seguito certamente, quando la II marchesa era ormai anziana e vedova, e Giacomo, detto Mino, già in seconda convivenza a Genova: persone che non avrebbero potuto smentirla perché troppi giovani rispetto a Vittorio Centurione Scotto.

Ma un’intervista di Gente del 1985 alla marchesa Teresa Calleri, futura principessa, circa le sedute spiritiche al Castello Centurione di Millesimo, ribadisce sempre che Vittorio era promesso sposo alla trisnipote del Re. Nessun riferimento ad Amalia o Liala. (Gente 34 23/08/1985).

Quindi Liala e Teresa non si conobbero in vita. Teresa morì due anni dopo questa intervista nel 1987.

In effetti esistono partecipazioni al fidanzamento ufficiale, di Vittoria Guerrieri Mirafiori con Vittorio Centurione Scotto: era la tris nipote di Re Vittorio Emanuele II e di Rosa Vercellana La Bela Rosin, annunciate il 6 gennaio 1924. 

Ci sono due tesi del fidanzamento che saltò improvvisamente: o perché Vittorio capì che aveva un altro amore e non voleva invischiarsi in un matrimonio combinato e sfortunato, o perché voleva dedicarsi al mondo affascinante dell’aeronautica. Una moglie sarebbe stata per Vittorio, una palla al piede.

La tesi che fu abbandonato da lei e che per disperazione ebbe l’incidente, non ha alcun fondamento, pare solo un idilliaco racconto stile romanzi rosa. I ricordi nel tempo si tingono sempre di rosa.

La paura della marchesa madre Luisa, che fu rotto il fidanzamento per ragioni economiche, e che Vittorio ne patì molto, non ha riscontro oggettivo. Le dichiarazioni della Calleri a Gente, sono ambigue: era troppo bassa la dote delle Mirafiori, o i Centurione Scotto erano già indebitati nel 1925?

Vittorio aveva in ultimo una giovane ragazza facoltosa di Milano come testimoniato dal collega Briganti.

Se Liala ha creato scompiglio nella memoria dei Centurione Scotto, anche i familiari e i millesimesi, ci hanno messo qualcosa delle loro fantasie.

Fatto sta, che la Vittoria Guerrieri Mirafiori sposò il conte Melchiorre Gromis di Trana il 7 luglio 1925 a Sommariva Perno (CN). Ha fatto presto a dimenticare Centurione, o forse frequentava già Gromis nel 1924, e Centurione se n’era accorto: resterà un dubbio irrisolto. Vittoria era discendente dei Conti di Mirafiori e Fontanafredda, erede di un matrimonio morganatico: avevano bisogno di Vittorio Centurione Scotto per ereditare il titolo di Principessa.

Altra facile fake news, si aggiunge alle precedenti: (da dichiarazioni di Liala) di aver chiesto aiuto ad Italo Balbo, di divorziare per sposare Centurione, il quale divenne sottosegretario all’Aeronautica solo nel Novembre 1926 e Ministro nel 1929, quando Centurione era già deceduto il 21 settembre 1926. Fa solo sorridere il fatto: Liala non era un genio in matematica.

Inoltre, altra fake news di Liala, (sempre da sue dichiarazioni), fu in compagnia di Centurione, su l’S55, (uno degli  idrovolanti che era stato pilotato da Pietro Sordi), ma dato che entrò in servizio solo nel 1926 e non nella squadriglia di Centurione, si fece anche qui autogoal.

Macchi 39 Idrovolante

Ma come fake news non è finita qui: Liala ha sempre esibito un idrovolante in miniatura asserendo che era quello di Centurione, invece era un modello Macchi 72 del 1930, forse un regalo dell’ex convivente Pietro Sordi. Non era quindi il Macchi 39 in dotazione il 21 settembre del 1926 quando Vittorio Centurione Scotto lo collaudò e si inabissò nel lago di Varese, per alcune concause tecniche. Fu ricostruito e migliorato per la vittoria italiana a Norfolk in Virginia, di Mario De Bernardi alla coppa Schneider del 12-13 novembre 1926. (Cronaca Prealpina 22/09/1926). (Museo dell’aeronautica a Vigna di Valle – Roma).

Ed adesso tornando all’amore idilliaco per Centurione sventolato da Liala ai 4 venti nei libri e alla stampa solo dopo la II guerra mondiale, non ci sono prove documentate, ma varie documentazioni certe contrarie. Molti aviatori hanno dubitato subito conoscendo i reali fatti, anche esperti del ramo, ma tacquero, ed in seguito chi poteva testimoniare venne a mancare, così la Fake news fu confermata in veridicità. Se tutti tacciono, tutti acconsentono: sarà vero.

Innanzitutto mancano le foto di Liala con Centurione, che una ragazza innamorata ed afflitta per la morte del proprio fidanzato, avrebbe conservato e condiviso. Invece Liala ha sempre esibito le foto dei giornali dell’epoca in cui si dichiarava che era deceduto nel lago di Varese. Eppure il nobile Vittorio aveva sempre fotografato molto sia in Liguria, che in Toscana e in Lombardia. Esistono numerose fotografie della sua famiglia nobiliare, anche se costose all’epoca.

Anche l’assenza di lettere d’amore tra i due, esibite e conservate, fa dubitare molto su un amore usato postumo solo quale argomento letterario da scoop lucrativo. Le figlie dissero che sono state sepolte con lei, sia foto che lettere.

Si sono tutelate da un possibile ribaltamento della fake news, dato che nessuno chiederà a proprie spese, e nessuno concederà mai di riesumare la salma per cercare fra i cuscinetti della bara, foto e lettere d’amore, rosicchiate dai microbi. Neanche la più accanita fra le fans. Tanto non esistono, state tranquille.

Vittorio Centurione Scotto

Anche l’aspetto di Vittorio Centurione Scotto, viene descritto sempre diverso in varie interviste rilasciate ai giornali da Liala. Anche in una lunga intervista Rai del 1974, si vede Liala tentennare, guardarsi intorno, ripetere il copione inventato e di volta in volta mutato: si vede che mentiva.

Poteva almeno scrivere un decalogo Centurione per non sbagliare ogni volta? Non aveva una buona memoria Liala. Questo accadde perché Liala non vide mai di persona Centurione e non poteva fare la domanda a nessuno di come fosse stato il suo fisico, altrimenti si sarebbe smentita. Ne dedusse qualche atteggiamento guardando le foto della famiglia Centurione. Descriveva spesso uomini molto alti biondi ricci con occhi chiari, simili a Pietro Sordi o a Giacomo Centurione, ma Vittorio era diverso: alto circa 1,70, capelli castani scuro e lisci, occhi castani, se pur con sorriso affascinante, e biondo da bambino.

Il fatto che fumasse e che amasse i cani, erano comportamenti deducibili dalle foto di famiglia Centurione viste a Millesimo nel 1948.

Sul resto, ci ha ricamato sopra, sperando che il tempo copra con un velo pietoso ogni bugia. Purtroppo esistono internet con archivio web e i giornali che conservano le copie stampate, e Liala, non aveva una memoria storica e una capacità analitica. Lei era piuttosto evanescente come i suoi amori raccontati nei suoi romanzi, forse una perenne immatura sentimentale. Ha sempre desiderato un uomo nobile accanto, tanto che ha dato a suo marito il titolo di marchese come se niente fosse, inventandolo. Il matrimonio d’amore sempre narrato e raggiunto nei suoi romanzi dalle sue eroine sbarazzine innamorate della divisa, lei non l’ha mai avuto. Anzi, si è ritirata per circa mezzo secolo da sola nella sua bella residenza Cucciola a Montello di Varese, con la governante Tilla, Tarsilla Durante (1928-2018), che ha vissuto gli ultimi suoi 62 anni assieme alla famiglia Cambiasi.

Tilla fu per Liala una sorella, anche se in quella Villa si respirava un cerimoniere nobiliare, anche senza titoli effettivi.

Una solitudine di Liala auto imposta, quasi a rifiutare di vivere d’amore.

La sua missione di vita fu parlar d’amore, senza la possibilità di viverlo per sempre. 

Dispiace che questa Villa in stile anni ‘50, sia stata messa in vendita dagli eredi, invece di curarvi una fondazione e un museo per Liala.

Vittorio Centurione Scotto

“Un grande amore con le ali – capitano della regia aeronautica Vittorio Centurione Scotto – l’eroe dimenticato” di Simona Bellone – caarteiv 2018

https://www.ebay.it/itm/1-Libro-Storia-2018-Capitano-Regia-Aeronautica-Vittorio-Centurione-Scotto/173777673213

Ma la ciliegina sulla torta delle fake news usate da Liala, è la sua assenza al momento della morte di Centurione. Lei il 21 settembre 1926, dichiarò che fu a Budapest. La sua mente fanciullesca non ha pensato di controllare “tutti” i giornali dell’epoca, o sperò che dopo oltre 20 anni tutta la carta stampata venisse usata per accendere il fuoco nei caminetti o creare maschere di cartapesta. Non era a conoscenza che si conservavano le lastre d’incisione tipografica, come ora si conservano i files digitali di testi ed immagini, in archivi appositi.

Ecco che spunta La Cronaca prealpina del 22 settembre 1926, nella quale il giornalista presente presso il lago di Varese, tramite un lungo e dettagliato articolo, testimoniò che c’era la “fidanzatina” di Centurione afflitta al suo fianco. La famiglia invece accorse dalla Liguria successivamente, al capezzale del familiare, appena saputa la tragica notizia. Si fecero anche due funerali, uno ligure a Millesimo il 9 ottobre 1926, ed uno lombardo in Varese, il 22 settembre 1926, e fu tumulato nella cappella di famiglia di S.Giacomo a Genova Borzoli. In seguito si fecero anche molteplici sedute spiritiche a Genova e a Millesimo, per poter comunicare con la sua anima. (Carteggio Millesimo – Biblioteca Bozzano De Boni – Bologna).

Liala aveva 3 anni di più di Centurione, quindi non poteva apparire un’adolescente a 29 anni compiuti il 21/09/1926. 

Comunque era a Budapest a guidare un auto, ma pare che Liala non sapesse guidare (testimonianza famiglia Sordi).

Comunque all’epoca del decesso, Centurione aveva una fidanzata che voleva sposare, conosciuta sui campi da tennis, appartenente ad una famiglia della media borghesia milanese: si sposò poi nel 1939 con viaggio di nozze a Tripoli. Non era ben voluta dalla madre Marchesa Luisa, che preferiva un matrimonio nobiliare. (testimonianza dell’Aviatore Alberto Briganti. (Ali antiche 37 -1995)

Anche questo particolare, noto all’epoca alla famiglia Centurione e agli aviatori colleghi del primogenito Vittorio, a Liala ha fornito l’idea per sovrapporsi a questa ragazza oltre che alla trisnipote del Re. Un machiavellico piano “Lialanese” ben riuscito.

Raccontò di se stessa, come se fosse una protagonista delle sue novelle: l’automobile è quindi un’altra fake news.

Liala non fu mai presente in nessuna occasione al capezzale di Centurione Scotto e famiglia: la sua totale assenza da ogni documentazione ed evento, è stata rimpiazzata dalla voglia di protagonismo e di sentimentalismo della gente. Si è solo sovrapposta alla figura della tris nipote del Re. Suscita sempre malinconia, pietà e comprensione, l’annuncio di una donna vedova afflitta, che non si ha il coraggio di contraddirla.

Eppure viene il tempo di “Dare a Cesare quel che è di Cesare”: Vittorio Centurione Scotto viene solo ricordato da circa 100 anni come un amore perduto, merita invece di essere ricordato per il suo valore sportivo e militare. L’intenzione è di istituire un Museo in suo onore a Millesimo (SV), cittadina in cui visse la sua infanzia, e in cui la madre Luisa e il padre Carlo furono sempre in attesa di un ricongiungimento di anime (ideato da Simona Bellone pres. caarteiv).

Museo Millesimo

Un museo per l’eroe dimenticato Vittorio Centurione Scotto di Simona Bellone – 15/4/24 Impronta Digitale News 

https://www.improntadigitalenews.it/un-museo-per-leroe-dimenticato-vittorio-centurione-scotto/ 

Liala se pur ricca e prolifica scrittrice famosa, non ricevette un premio alla sua carriera o alla sua letteratura, anzi, fu criticata spesso per lo stile ardito e l’argomento frivolo trattato nel filone dei suoi romanzi rosa. Di certo non ha scritto una Divina Commedia, ma nel suo genere è stata una paladina per le donne di varie generazioni, bisognose di evadere dalla quotidianità. Comunque data la sua fama, fu realizzata una bambola Liala con il suo nome, ed un suo scritto fu musicato su vinile. “Le parole d’amor… (che non ti dissi)” Testo di Liala e Musica di Wilhelm. 1954-Milano.

Di certo ha vinto l’affetto delle sue fan e di Varese, ma anche l’Oscar d’attrice per le fake news. 

Ragazze/i, se decidete di raccontare un calderone di grosse bugie come quelle di Liala, pensateci bene centomila volte, e scrivetevi un copione, perché ormai non scappa nessun particolare dall’osservatorio globale delle testate giornalistiche, dei social network, e dei vicini. Tutti sono ormai sempre pronti con un cellulare in mano per riprendervi e scattare fotografie. Tutto rimane in memoria, ed anche se apparentemente cancellato, può essere riesumato da ricerche google ed intelligenza artificiale.

Di certo ora, anche Liala può fregiarsi di questo primato fake news, dato che la storia si fa da protagonisti, ma la si deve documentare dopo la morte dei protagonisti, per verificarne l’attendibilità delle fonti e ricercare i documenti originali.

Son partita dalle dichiarazioni di Liala per scrivere i miei libri storici su Vittorio Centurione Scotto e sua famiglia, ma man mano, tutte le sue certezze romanzate son divenute fake news. Un lavoro certosino che ho potuto compiere solo dopo 70 anni dai fatti accaduti, togliendo quel velo di omertà che ha circondato questa vicenda.

Siate onesti con voi stessi e con il mondo e non sbaglierete mai nella vita.

A seguire un elenco delle fake news storiche più eclatanti documentate dagli studiosi e divulgate al mondo ormai da decenni.

Fake news

  • Le piramidi egiziane non furono costruite da schiavi, ma da operai specializzati pagati (fra il 2550 e il 2490 a.C.),
  • Fake news e giornalismo di pace da rivelazione di papa Jorge Mario Bergoglio circa l’uso della strategia del serpente astuto: fu il capro espiatorio delle tragiche conseguenze del peccato, quali il primo fratricidio ed a seguire ogni male del mondo contro Dio, il prossimo, la società e il creato. (1513 a.C. Libro della Genesi – 2018 Papa Bergoglio 52esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali)
  • I re di Roma non furono sette ma otto, (750-740 a.C. Tito Tazio governò insieme a Romolo),
  • Mettere la mano sul fuoco di Muzio Scevola fu una leggenda narrante che durante l’assedio di Roma da parte degli Etruschi comandati da Porsenna, scarseggiando i viveri in città, il giovane aristocratico romano, Muzio Cordoba, propose al Senato di uccidere il comandante etrusco. S’infiltrò nelle linee nemiche armato di un pugnale, raggiunse l’accampamento di Porsenna, mentre lo scriba del re pagava gli stipendi ai soldati, con un vestito simile al re, che lo trasse in inganno e lo uccise. Muzio fu catturato dalle guardie e fu condotto da Porsenna. Riconoscendo l’errore di cambio di persona si autopunì mettendo la mano destra sul fuoco sul braciere dei sacrifici, senza lamentarsi. Porsenna ne rimase impressionato e lo lasciò libero: per ringraziarlo della clemenza Scevola rivelò la falsa notizia di 300 giovani nobili romani con intenzione di uccidere il capo degli etruschi. Porsenna ne rimase impaurito e trattò con i romani. Ma la storia narra che Porsenna vinse i romani e vi regnò 2 anni, poi lasciarono Roma alla Repubblica Romana e non si seppe il motivo. (508 a.C. Scevola, (Mucius Scaevola ossia mancino per aver sacrificato il braccio per La repubblica romana. Poteva essere diventato mancino per aver perso l’uso della mano destra, o perché era già mancino e sacrificare la mano meno abile, non era poi stato tanto grave come sacrificio. Una leggenda così ardita, era forse mirata a glorificare la forza di Roma).
  • Eroi della battaglia delle Termopili contro l’invasione persiana non furono solo 300, ma circa 5.000/7.000 soldati (480 a.C.),
  • La lettera mai scritta di Pausania capo di Sparta a Serse : il Re di Persia, offriva Sparta e se stesso come futuro genero: pare che Serse rispose acconsentendo. Fu una congiura per accusare di alto tradimento l’eroe persiano, vittima di questo sotterfugio, si rifugiò nel tempio di Atena Calcieco, dove lo murarono vivo, e morì di stenti. Dato che fu l’eroe della battaglia di Platea (479 a.C.) con Temistocle, fu accusato anche il collega di alto tradimento e di aver complottato per vendere la Grecia al Re di Persia, ma riuscì a fuggire da Argo dove era in esilio. Fu una vendetta politica per i rinnovamenti fatti in Sparta da Pausania. Pare che Temistocle si sarebbe rifugiato in Persia, alla corte di Re Artaserse (resta il dubbio se per vendicarsi dei suoi accusatori, commettendo tradimento dopo essere stato accusato, o andò dal Re di Persia perché era già suo alleato e dunque traditore della Grecia). (V secolo a.C. “Storie” di Tucidide),
  • la morte di Alessandro Magno fu divulgata come assassinio (323 a.C. fu ucciso invece da un disturbo neurologico chiamato sindrome di Guillain-Barré, provocato da un’infezione al tratto digerente, che lo lasciò paralizzato per sei giorni, fino ad impedirgli di respirare),
  • la falsa dichiarazione di Svetonio “ho trovato una città di mattoni ve la restituisco di marmo” circa le ultime parole di Augusto era una trovata pubblicitaria differente dalla realtà di Roma dell’epoca (44 a.C. – 14 d.C. Augusto – Roma),
  • Nerone non suonò la Lira decantando l’incendio di Troia, quando ci fu Il grande incendio di Roma e non fu appiccato da lui (64 d.C. imperatore romano Nerone non era a Roma e non poteva gioire perché sono andate bruciate anche sue proprietà, alcuni invece credono che l’abbia fatto per costruire la Domus Aurea),
  • La fine dell’impero romano d’Occidente non fu a causa dell’avvento dei barbari (che vi si insediarono da secoli), ma soprattutto per il calo demografico causato dalle guerre, l’inflazione, l’anarchia militare, i conflitti interni, la crisi economica, l’inflazione, le carestie, l’epidemie, la pressione fiscale… (476 d.C. I barbari occuparono il posto di un potere vacante),
  • La battaglia di Roncisvalle dichiarata erroneamente come combattuta dai i paladini cristiani di Carlo Magno contro i mori islamici: Carlo Magno e suoi uomini, giunti al confine tra Francia e Spagna (per sostenere i governatori di Saragozza e Barcellona contro i mori dell’Emirato di Cordoba), videro scoppiare una violenta rivolta dei sassoni, e mentre si ritirano, caddero in un’imboscata, nelle gole di Roncisvalle, sui Pirenei, di una banda di baschi (in buona parte cristiani), per saccheggiarli, se pur con leggere ma agili armature li massacrarono; Carlo Magno ed i suoi uomini, furono ostacolati invece da pesanti armature.(778 d.C. Roncisvalle),
  • I vichinghi non ebbero elmetti con le corna, (come divulgato dal seicento), ma usavano le corna di animali per bere l’antica bevanda di idromele (VIII-XI secolo invasione dei Vichinghi in Europa),
  • la falsa donazione di Costantino per legittimare il potere politico e temporale della Chiesa Cattolica Romana sulle altre chiese e sul territorio romano. La dichiarazione riportava che l’imperatore Costantino, per gratitudine verso papa Silvestro, il quale lo aveva guarito dalla lebbra, si era convertito al cristianesimo, e donava alla Chiesa di Roma un terzo dell’impero”. (1053 Leone IX),
  • Prete Gianni era un leggendario sovrano Cristiano d’Oriente, citato nel poema Parzival di Wolfram van Eschenbach nel XIII secolo. Scrisse che era figlio della fanciulla del Graal e del cavaliere saraceno Feirefiz, fratellastro di Parzival. Storicamente nel 1122 il “patriarca delle Indie” fece visita al papa, Callisto II, narrando della sua città paradisiaca in cui vivevano solo cristiani. Il nome Gianni è citato da un’attestazione scritta del 1145, in cui Ugo di Gabala, un vescovo siriano, affermò che “Gianni”, re e prete insieme, proveniente da terra oltre la Persia e l’Armenia, in estremo Oriente, discendente dei re magi, decidendo di venire in aiuto alla Chiesa di Gerusalemme, aveva vinto i medi e i persiani, impadronendosi delle terre al di qua del Tigri. “Gianni” forse deriverebbe da Vizan, figlio del re dell’India, Mazdai (il quale aveva ucciso san Tommaso). Per opera del Santo apostolo si era convertito al cristianesimo, e diventò Vizan-Gian. Presso i religiosi orientali nestoriani la denominazione “prete Gianni” si tramutò per i successori di Vizan-Gian, in spirituale e temporale dei “cristiani di san Tommaso”. (XII secolo d.C. Prete Gianni nel mito medievale é raffigurato in un atlante orientale del 1558).
  • gli spaghetti furono introdotti dagli arabi in Sicilia circa nel XI secolo, non da Marco Polo tornato dal viaggio in Cina (XIII secolo Marco Polo in Cina),
  • gli americani dell’800 sparsero la notizia che nel medioevo si credesse che la terra fosse piatta (XIII secolo Dante Alighieri narrava di una sfera ed i greci ancor prima che la terra fosse sferica. Ancor oggi questa falsa credenza senza alcun fondamento scientifico è in auge in alcune gruppi di creduloni),
  • l’accusa ingiusta agli ebrei per l’uccisione di Simonino Da Trento per la quale furono torturati per mesi quindici ebrei presenti a Trento, dai quindici ai novant’anni, fino a strappar loro una confessione per essere messi a morte con il rogo, tra il 21 e il 23 giugno. Furono: Israele di Samuele, Samuele, Angelo, Tobia, Vitale fattore di Samuele e Mohar, Mosè il Vecchio morì in carcere qualche giorno prima, Bonaventura, cuoco di Samuele, e Bonaventura di Mohar, che si erano convertiti per evitare il rogo, furono invece decapitati. I loro beni furono confiscati. La donna, di nome Bruna, resistette più a lungo all’interrogatorio, e morì sotto tortura, confessando in punto di morte e dichiarandosi pentita, assolta quindi dal peccato e sepolta in terra benedetta. Solo nel Novecento si dimostrò l’infondatezza delle accuse di omicidio rituale rivolte agli ebrei, maturate in clima anti giudaico dell’epoca. Dopo 5 secoli, la Chiesa il 28 ottobre 1965, durante il “Concilio Vaticano II”, decise di abrogare il culto del Simonino, grazie a monsignor Iginio Rogger (1919-2014), direttore del Museo Diocesano Tridentino e fautore della storica revisione del culto di Simonino (1475 Bernardino Da Feltre fu l’artefice dell’incriminazione senza prove degli ebrei),
  • il primo a raggiungere Terranova in Canada fu il navigatore islandese Leif Erikson attorno all’anno 1.000 d.C. (1492 Cristoforo Colombo fu ufficialmente riconosciuto come scopritore dell’America),
  • Leonardo Da Vinci non fu l’inventore della bicicletta dato che il suo disegno fu falsificato nell’800 (1478-1518 il codice atlantico con catalogazione di disegni e scritti di Leonardo Da Vinci),
  • i pirati non nascondevano i tesori sottoterra ma li sperperavano (‘600-‘700),
  • La notizia della falsa morte di Napoleone quasi causò il crollo della borsa di Londra (1814),
  • la luna è abitata da animali come pipistrelli, fatta circolare da un giornale (1835 “New York Sun”),
  • I cani San Bernardo non portavano barilotti con il brandy o alcool (’800 pittore naturalista inglese Edwin Landseer dipinse il quadro “Mastini delle Alpi” con tale fantasia),
  • Nei racconti del conte di Montecristo, personaggio leggendario con vicende ispirate alla realtà. Edmond Dantès, vuole vendicarsi e del suo nemico, barone Danglars, che ha una moglie, amante del gioco in Borsa. Dantès si reca di persona a una stazione del telegrafo alle porte di Parigi, corrompe l’addetto alle trasmissioni e fa diffondere le falsa notizia del ritorno dall’esilio del pretendente al trono di Spagna, Don Carlos di Borbone. La signora cadde nel tranello anche perché c’erano anche voci di strada di pettegolezzi in merito a spianare il terreno. (1844-1846 Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas e Auguste Maquet),
  • Il fisico e filosofo Albert Einstein non era somaro in matematica, era affetto da dislessia, aveva difficoltà a memorizzare date e numeri, i voti in materie letterarie gli abbassavano la media, ebbe un rapporto conflittuale con i professori (1879-1955)
  • l’accusa senza prove contro la Spagna per l’affondamento della USS Maine (1898 “New York Journal”),
  • il protocollo dei Savi di Sion dichiarazione falsa di un complotto dei ebrei contro il mondo (1903 Ochrana polizia segreta zarista Russia Imperiale),
  • Falsi reperti storici dell’ominide preistorico Eoanthropus dawsoni, uomo di Piltdown, dal nome dello scopritore Charles Dawson, a Piltdown, nell’East Sussex (1912 si scoprì solo 41 anni dopo. che erano contraffazioni di osso mandibolare di orangutan con frammenti di cranio di uomo moderno).
  • False lettere ai politici francesi per commemorazione di Hégésippe Simon politico inesistente per ridicolizzare la classe politica superficiale e vanitosa (1913 lettera di richiesta di fondi per la celebrazione del centenario della nascita di Hégésippe Simon)
  • falsa fabbrica di cadaveri tedesca per estrarre la nitroglicerina dai cadaveri (1917 stampa inglese tramite parlamentare conservatore John Charteris),
  • Il falso attacco degli allievi in New Jersey (1938 radio giornale CBS Radiodramma ″The War of Worlds″, scritto e narrato da Orson Welles),
  • Le false notizie divulgate da ministro della propaganda del III Reich, Joseph Goebbels contro gli ebrei e la Polonia. (1940-1945 rivista Signal),
  • Il segretario Palmiro Togliatti impose al partito comunista di silenziare i crimini di Stalin, eneanche dopo la sua morte e le rivelazioni di Krusciov, non disse mai ai propri “compagni” che si erano sbagliati. Non impose il silenzio di certo per paura di ritorsioni russe, ma per coerenza ideologica. (1956 Rapporto di Krusciov reso noto al mondo sui delitti di Stalin),
  • Il ferro negli spinaci erroneamente riportato a 34 per 100gr era invece di 3,4. Nel 1981 sul British Medical Journal l’ematologo Terence John Hamblin introduce al grande pubblico la Spides, con un suo articolo intitolato Fake! citando scienziati tedeschi del 1890, ma la scoperta dell’errore fu solo nel 1937, in quell’anno, Braccio di Ferro era già utilizzato per propaganda agli americani, in piena depressione, per acquistare spinaci con tanto ferro al posto della carne costosa. La vendita degli spinaci crebbe del 33%. L’errore del decimale fu a causa di un certo Erik von Wolff (1870) o Gustav von Bulge (1890). Popeye, il nostro amato Braccio di Ferro dei cartoons, fu creato nel 1929, e cominciò a mangiare spinaci per la superforza nel 1931, ma è la vitamina A, ad essere indicata nelle strisce di cartone animato di Elzie Crisler Segar come il vero segreto, un esempio virtuoso per l’alimentazione dei giovani. (1933 disegnatori Dave e Max Fleischer della campagna pubblicitaria con il marinaio Braccio di Ferro) (Spides: Spinach Popeye Iron Decimal Error Story) errore riconosciuto solo dal 2010 grazie al criminologo britannico Mike Sutton),
  • Le tre teste di Modigliani furono ritrovate in un canale di Livorno ed attribuite al famoso scultore Amedeo Modigliani (1984 in realtà si accertò lo scherzo di tre studenti universitari livornesi: Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pierfrancesco Ferrucci.)
  • la falsità della correlazione dei vaccini MPR all’autismo nei bambini, pubblicata su rivista finanziata da lobby di avvocati per cause su presunti danni dei vaccini (1998 rivista scientifica Lancet pubblicò un articolo di Andrew Wakefield),
  • la campagna politica di Trump con molte affermazioni false del 2016: 30.000.000 di immigrati irregolari negli USA (in realtà meno di un 1/10), ammiccamenti ai negazionisti del Cambiamento Climatico, antivaccinisti, a QAnon, la setta complottista credeva che Trump fosse il liberatore contro satanisti e pedofili, i quali governano il mondo, ed altre).
  • Il comitato per la Brexit diffonde la falsa propaganda che la Gran Bretagna contribuiva all’Unione Europea con 350 milioni di sterline a settimana, invece che usarli per la sanità: In realtà erano 136 milioni a settimana, 60% in meno di quanto dichiarato. (2016 referendum Brexit).

Queste sono solo le più clamorose fake news, o note come bufale, ma se ne possono rintracciare altre in pubblicazioni edite, molto articolate e documentate sul tema storico, nei digital stores.

Anche il mondo moderno di internet è pieno di dicerie infondate ed è difficile districarsi in questa ragnatela di hacker buontemponi, con più o meno intenzioni serie di creare disordine e disinformazione, nonché danneggiare il prossimo.

Quante volte le fake news fanno morire i vip? Siamo costretti ogni volta a verificare se le testate giornalistiche serie ne diano conferma, prima di porgere le nostre più sentite condoglianze.

Buona lettura storica, ma facendo attenzione alle fake news! 

Simona Bellone

Pres. caarteiv

No profit

Since 2001

www.caarteiv.it

By Simona Bellone

Simona Bellone Scrittrice - Poetessa - Pittrice - Ceramista - Fotografa - Recensionista - Grafica - Articolista - Editrice - Ideatrice e Fondatrice: Museo Storico “C’era una volta” Riofreddo Murialdo (SV) e Associazioni culturali “Riofreddo Insieme” 1997 e “caARTEiv” 2001 - Poetessa e Pittrice dal 1978 - Collaboratrice Articolista freelance dagli anni ‘80 di varie testate giornalistiche cartacee e digitali - Fotografa, Ceramista, Recensionista, Grafica, Organizzatrice di concorsi artistici, Scrittrice ed Editrice di libri storici ed artistici dal 1998 - Accademica Benemerita dell’Accademia Archeologica Italiana di Genova dal 2023 - Presidente caARTEiv ass.ne culturale no profit since 2001 - Millesimo (Savona) - www.caarteiv.it - simona.bellone@gmail.com

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